Il Bruxismo nella Clinica Odontoiatrica
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Autore: Manfredini - Editore: Quintessenza Edizioni - Anno: 2015 - Pagine: 312 - Immagini: 508
PREZZO RIBASSATO - PREZZO ORIGINALE DI COPERTINA €. 129.00
I professionisti che, affacciandovisi dalle diverse prospettive specialistiche, si approcciano al tema del bruxismo hanno ben chiaro il crescente interesse che tale fenomeno sta suscitando nelle varie comunità scientifiche e cliniche. Come odontoiatra, sono stato da sempre affascinato dalla possibilità di studiare una condizione come il bruxismo, in quanto mi ha dato la possibilità di approfondire le mie conoscenze in numerosi ambiti extra-odontoiatrici. Ciò mi ha arricchito come persona e professionista, e mi ha portato un bagaglio di amicizie in giro per il mondo che costituisce forse il dono più bello che la professione mi ha fatto in questi primi quindici anni di carriera. Come odontoiatra, tuttavia, sono anche sempre stato incuriosito dai dogmi neurologici che hanno sotteso lo studio della fisiologia del bruxismo, ed ho sempre avuto il desiderio di introdurre una visione clinica, concreta, odontoiatrica, di ciò che significa “bruxismo”.
Infatti, mentre in ambiti di ricerca il bruxismo è visto, di fatto, come espressione di un’attività muscolare misurata in laboratorio, nella clinica odontoiatrica il bruxismo è invece il fenomeno che può avere conseguenze nefaste sulle riabilitazioni implantoprotesiche, determinare l’insorgenza di sintomatologia algica muscolare o articolare, o anche semplicemente portare a sensibilità dentale da esposizione dentinale. Ciò significa che il bruxismo, per chi ne vive quotidianamente la clinica, non può essere ridotto ad un fenomeno puramente neurologico scisso dalle possibili conseguenze.
La decisione di intraprendere un cammino faticoso e stimolante come quello della preparazione di un testo clinico sul bruxismo trova quindi le sue fondamenta nella necessità di presentare al meglio la fisiopatologia di tale fenomeno e le possibili diversità eziologiche delle diverse forme di attività muscolare che lo caratterizzano. In questo contesto, l’odontoiatra rimane al centro del complesso processo di diagnostica differenziale e di gestione clinica, ma non può prescindere da un aggiornamento in merito alle attuali evidenze che vedono tale condizione sempre meno legata a presunte eziologie occlusali. Il bruxismo come fenomeno neurologico e come reazione a tensioni emotive può avere diverse manifestazioni nell’arco del ciclo sonno-veglia e, soprattutto, può avere diverse conseguenze cliniche, la cui valutazione e gestione richiamano l’attenzione dello specialista odontoiatra.
Come sempre in questi casi in cui si deve ricercare un connubio tra conoscenze di vari specialisti, l’intento è stato quello di farlo al meglio e per farlo ho cercato di rivolgermi ai migliori. I co-autori che mi hanno entusiasticamente affiancato in questo progetto editoriale, tutti amici di lunga data, rappresentano la miglior fotografia possibile di quanto l’odontoiatria italiana sia stata in grado in questi anni di produrre ricercatori, clinici, ed appassionati di altissimo livello. Tutti hanno condiviso in pieno il messaggio da trasmettere, ossia che il bruxismo non deve essere considerato necessariamente una patologia, e che lo studio e gestione delle varie conseguenze cliniche non può prescindere da una valutazione del fenomeno bruxismo nel suo continuum fisiopatologico. Tutti condividono il messaggio etico e scientifico che, sebbene il ruolo dell’occlusione dentale come fattore eziologico sia fortemente ridimensionato, così come per le varie patologie muscolo-scheletriche del sistema masticatorio, l’odontoiatra è lo specialista che più di ogni altro può correttamente indirizzare il processo di diagnostica differenziale tra le varie forme di bruxismo. Tutti mi hanno aiutato ad indirizzare all’odontoiatra, con precisi riferimenti, i messaggi clinici contenuti nel testo, corredati di un approccio didattico e supportati da adeguata iconografia. A tutti voi, amici, il mio grazie!
PREZZO RIBASSATO - PREZZO ORIGINALE DI COPERTINA €. 129.00
I professionisti che, affacciandovisi dalle diverse prospettive specialistiche, si approcciano al tema del bruxismo hanno ben chiaro il crescente interesse che tale fenomeno sta suscitando nelle varie comunità scientifiche e cliniche. Come odontoiatra, sono stato da sempre affascinato dalla possibilità di studiare una condizione come il bruxismo, in quanto mi ha dato la possibilità di approfondire le mie conoscenze in numerosi ambiti extra-odontoiatrici. Ciò mi ha arricchito come persona e professionista, e mi ha portato un bagaglio di amicizie in giro per il mondo che costituisce forse il dono più bello che la professione mi ha fatto in questi primi quindici anni di carriera. Come odontoiatra, tuttavia, sono anche sempre stato incuriosito dai dogmi neurologici che hanno sotteso lo studio della fisiologia del bruxismo, ed ho sempre avuto il desiderio di introdurre una visione clinica, concreta, odontoiatrica, di ciò che significa “bruxismo”.
Infatti, mentre in ambiti di ricerca il bruxismo è visto, di fatto, come espressione di un’attività muscolare misurata in laboratorio, nella clinica odontoiatrica il bruxismo è invece il fenomeno che può avere conseguenze nefaste sulle riabilitazioni implantoprotesiche, determinare l’insorgenza di sintomatologia algica muscolare o articolare, o anche semplicemente portare a sensibilità dentale da esposizione dentinale. Ciò significa che il bruxismo, per chi ne vive quotidianamente la clinica, non può essere ridotto ad un fenomeno puramente neurologico scisso dalle possibili conseguenze.
La decisione di intraprendere un cammino faticoso e stimolante come quello della preparazione di un testo clinico sul bruxismo trova quindi le sue fondamenta nella necessità di presentare al meglio la fisiopatologia di tale fenomeno e le possibili diversità eziologiche delle diverse forme di attività muscolare che lo caratterizzano. In questo contesto, l’odontoiatra rimane al centro del complesso processo di diagnostica differenziale e di gestione clinica, ma non può prescindere da un aggiornamento in merito alle attuali evidenze che vedono tale condizione sempre meno legata a presunte eziologie occlusali. Il bruxismo come fenomeno neurologico e come reazione a tensioni emotive può avere diverse manifestazioni nell’arco del ciclo sonno-veglia e, soprattutto, può avere diverse conseguenze cliniche, la cui valutazione e gestione richiamano l’attenzione dello specialista odontoiatra.
Come sempre in questi casi in cui si deve ricercare un connubio tra conoscenze di vari specialisti, l’intento è stato quello di farlo al meglio e per farlo ho cercato di rivolgermi ai migliori. I co-autori che mi hanno entusiasticamente affiancato in questo progetto editoriale, tutti amici di lunga data, rappresentano la miglior fotografia possibile di quanto l’odontoiatria italiana sia stata in grado in questi anni di produrre ricercatori, clinici, ed appassionati di altissimo livello. Tutti hanno condiviso in pieno il messaggio da trasmettere, ossia che il bruxismo non deve essere considerato necessariamente una patologia, e che lo studio e gestione delle varie conseguenze cliniche non può prescindere da una valutazione del fenomeno bruxismo nel suo continuum fisiopatologico. Tutti condividono il messaggio etico e scientifico che, sebbene il ruolo dell’occlusione dentale come fattore eziologico sia fortemente ridimensionato, così come per le varie patologie muscolo-scheletriche del sistema masticatorio, l’odontoiatra è lo specialista che più di ogni altro può correttamente indirizzare il processo di diagnostica differenziale tra le varie forme di bruxismo. Tutti mi hanno aiutato ad indirizzare all’odontoiatra, con precisi riferimenti, i messaggi clinici contenuti nel testo, corredati di un approccio didattico e supportati da adeguata iconografia. A tutti voi, amici, il mio grazie!
Autore: Manfredini - Editore: Quintessenza Edizioni - Anno: 2015 - Pagine: 312 - Immagini: 508
PREZZO RIBASSATO - PREZZO ORIGINALE DI COPERTINA €. 129.00
I professionisti che, affacciandovisi dalle diverse prospettive specialistiche, si approcciano al tema del bruxismo hanno ben chiaro il crescente interesse che tale fenomeno sta suscitando nelle varie comunità scientifiche e cliniche. Come odontoiatra, sono stato da sempre affascinato dalla possibilità di studiare una condizione come il bruxismo, in quanto mi ha dato la possibilità di approfondire le mie conoscenze in numerosi ambiti extra-odontoiatrici. Ciò mi ha arricchito come persona e professionista, e mi ha portato un bagaglio di amicizie in giro per il mondo che costituisce forse il dono più bello che la professione mi ha fatto in questi primi quindici anni di carriera. Come odontoiatra, tuttavia, sono anche sempre stato incuriosito dai dogmi neurologici che hanno sotteso lo studio della fisiologia del bruxismo, ed ho sempre avuto il desiderio di introdurre una visione clinica, concreta, odontoiatrica, di ciò che significa “bruxismo”.
Infatti, mentre in ambiti di ricerca il bruxismo è visto, di fatto, come espressione di un’attività muscolare misurata in laboratorio, nella clinica odontoiatrica il bruxismo è invece il fenomeno che può avere conseguenze nefaste sulle riabilitazioni implantoprotesiche, determinare l’insorgenza di sintomatologia algica muscolare o articolare, o anche semplicemente portare a sensibilità dentale da esposizione dentinale. Ciò significa che il bruxismo, per chi ne vive quotidianamente la clinica, non può essere ridotto ad un fenomeno puramente neurologico scisso dalle possibili conseguenze.
La decisione di intraprendere un cammino faticoso e stimolante come quello della preparazione di un testo clinico sul bruxismo trova quindi le sue fondamenta nella necessità di presentare al meglio la fisiopatologia di tale fenomeno e le possibili diversità eziologiche delle diverse forme di attività muscolare che lo caratterizzano. In questo contesto, l’odontoiatra rimane al centro del complesso processo di diagnostica differenziale e di gestione clinica, ma non può prescindere da un aggiornamento in merito alle attuali evidenze che vedono tale condizione sempre meno legata a presunte eziologie occlusali. Il bruxismo come fenomeno neurologico e come reazione a tensioni emotive può avere diverse manifestazioni nell’arco del ciclo sonno-veglia e, soprattutto, può avere diverse conseguenze cliniche, la cui valutazione e gestione richiamano l’attenzione dello specialista odontoiatra.
Come sempre in questi casi in cui si deve ricercare un connubio tra conoscenze di vari specialisti, l’intento è stato quello di farlo al meglio e per farlo ho cercato di rivolgermi ai migliori. I co-autori che mi hanno entusiasticamente affiancato in questo progetto editoriale, tutti amici di lunga data, rappresentano la miglior fotografia possibile di quanto l’odontoiatria italiana sia stata in grado in questi anni di produrre ricercatori, clinici, ed appassionati di altissimo livello. Tutti hanno condiviso in pieno il messaggio da trasmettere, ossia che il bruxismo non deve essere considerato necessariamente una patologia, e che lo studio e gestione delle varie conseguenze cliniche non può prescindere da una valutazione del fenomeno bruxismo nel suo continuum fisiopatologico. Tutti condividono il messaggio etico e scientifico che, sebbene il ruolo dell’occlusione dentale come fattore eziologico sia fortemente ridimensionato, così come per le varie patologie muscolo-scheletriche del sistema masticatorio, l’odontoiatra è lo specialista che più di ogni altro può correttamente indirizzare il processo di diagnostica differenziale tra le varie forme di bruxismo. Tutti mi hanno aiutato ad indirizzare all’odontoiatra, con precisi riferimenti, i messaggi clinici contenuti nel testo, corredati di un approccio didattico e supportati da adeguata iconografia. A tutti voi, amici, il mio grazie!
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I professionisti che, affacciandovisi dalle diverse prospettive specialistiche, si approcciano al tema del bruxismo hanno ben chiaro il crescente interesse che tale fenomeno sta suscitando nelle varie comunità scientifiche e cliniche. Come odontoiatra, sono stato da sempre affascinato dalla possibilità di studiare una condizione come il bruxismo, in quanto mi ha dato la possibilità di approfondire le mie conoscenze in numerosi ambiti extra-odontoiatrici. Ciò mi ha arricchito come persona e professionista, e mi ha portato un bagaglio di amicizie in giro per il mondo che costituisce forse il dono più bello che la professione mi ha fatto in questi primi quindici anni di carriera. Come odontoiatra, tuttavia, sono anche sempre stato incuriosito dai dogmi neurologici che hanno sotteso lo studio della fisiologia del bruxismo, ed ho sempre avuto il desiderio di introdurre una visione clinica, concreta, odontoiatrica, di ciò che significa “bruxismo”.
Infatti, mentre in ambiti di ricerca il bruxismo è visto, di fatto, come espressione di un’attività muscolare misurata in laboratorio, nella clinica odontoiatrica il bruxismo è invece il fenomeno che può avere conseguenze nefaste sulle riabilitazioni implantoprotesiche, determinare l’insorgenza di sintomatologia algica muscolare o articolare, o anche semplicemente portare a sensibilità dentale da esposizione dentinale. Ciò significa che il bruxismo, per chi ne vive quotidianamente la clinica, non può essere ridotto ad un fenomeno puramente neurologico scisso dalle possibili conseguenze.
La decisione di intraprendere un cammino faticoso e stimolante come quello della preparazione di un testo clinico sul bruxismo trova quindi le sue fondamenta nella necessità di presentare al meglio la fisiopatologia di tale fenomeno e le possibili diversità eziologiche delle diverse forme di attività muscolare che lo caratterizzano. In questo contesto, l’odontoiatra rimane al centro del complesso processo di diagnostica differenziale e di gestione clinica, ma non può prescindere da un aggiornamento in merito alle attuali evidenze che vedono tale condizione sempre meno legata a presunte eziologie occlusali. Il bruxismo come fenomeno neurologico e come reazione a tensioni emotive può avere diverse manifestazioni nell’arco del ciclo sonno-veglia e, soprattutto, può avere diverse conseguenze cliniche, la cui valutazione e gestione richiamano l’attenzione dello specialista odontoiatra.
Come sempre in questi casi in cui si deve ricercare un connubio tra conoscenze di vari specialisti, l’intento è stato quello di farlo al meglio e per farlo ho cercato di rivolgermi ai migliori. I co-autori che mi hanno entusiasticamente affiancato in questo progetto editoriale, tutti amici di lunga data, rappresentano la miglior fotografia possibile di quanto l’odontoiatria italiana sia stata in grado in questi anni di produrre ricercatori, clinici, ed appassionati di altissimo livello. Tutti hanno condiviso in pieno il messaggio da trasmettere, ossia che il bruxismo non deve essere considerato necessariamente una patologia, e che lo studio e gestione delle varie conseguenze cliniche non può prescindere da una valutazione del fenomeno bruxismo nel suo continuum fisiopatologico. Tutti condividono il messaggio etico e scientifico che, sebbene il ruolo dell’occlusione dentale come fattore eziologico sia fortemente ridimensionato, così come per le varie patologie muscolo-scheletriche del sistema masticatorio, l’odontoiatra è lo specialista che più di ogni altro può correttamente indirizzare il processo di diagnostica differenziale tra le varie forme di bruxismo. Tutti mi hanno aiutato ad indirizzare all’odontoiatra, con precisi riferimenti, i messaggi clinici contenuti nel testo, corredati di un approccio didattico e supportati da adeguata iconografia. A tutti voi, amici, il mio grazie!
In conformità con quanto previsto dal Decreto Legislativo 6 settembre 2005 n. 206 (e successive modifiche ed integrazioni), il Cliente Consumatore, ove non soddisfatto dei prodotti ovvero del contenuto dei servizi acquistati presso Edimediche S.r.l., con sede legale in Via Conte Rosso, 36 - 20134 Milano, partita IVA 11774700154 (da qui in avanti chiamato "Venditore"), potrà restituire i prodotti medesimi ed ottenere il rimborso del prezzo già corrisposto in sede di pagamento.
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Modalità di esercizio
A tal fine il Cliente deve rivolgersi al Venditore entro i 14 giorni successivi alla consegna dei prodotti, inviando una comunicazione via mail all' indirizzo info@edimediche.it , contenente tutte le informazioni necessarie ed utili ad una corretta elaborazione della pratica di restituzione e rimborso.
Il riaccredito verrà effettuato dal Venditore entro 14 giorni dalla ricezione della comunicazione.
In seguito al ricevimento della comunicazione con la quale il Cliente comunichi la propria volontà di esercitare il diritto di recesso, il Venditore, verificata la corrispondenza ai requisiti, concorderà, anche via e-mail, con il Cliente le modalità con le quali effettuare la restituzione dei prodotti.
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